Una macchina fotografica tradizionale. Un endoscopio. Un microscopio a scansione elettronica. Più di 12 anni di lavoro. È stato così che il fotografo danese Lennart Nilsson è riuscito, per la prima volta al mondo, a mettere a punto una tecnica per fotografare tutte le fasi di sviluppo dell’embrione umano dall’atto del concepimento fino alla nascita di un cucciolo di quella che è attualmente la specie apice tra quelle viventi su questo pianeta: l’Umanità. L’unica specie che sembrerebbe aver avuto in dote, poco importa se da Dio o dal fato o dal caos o dalla fortuna o dall’accidente, quella rarissima dote che è la sua capacità di saper astrarre e traslare, e quindi poter vivere in funzione di un obiettivo che vada aldilà della proprio vita organica.
Sono dunque partito così col mio speech: tacendo, mostrando nel silenzio questa emozionante sequenza di immagini, con l’auspicio che in pochi istanti questa suggestione potesse dimostrare alla platea presente sotto il main stage di Campus Party (così chiamano il palco principale fra i tanti palchi presenti alla manifestazione), il mistero secretato nell’origine della vita, la sua profonda bellezza, e la conseguente centralità della domanda più importante che dovremmo porci quotidianamente: Chi sono io? Qual è il mio scopo?
Siamo alla seconda edizione di Campus Party Italia, che è sostanzialmente il più grande evento in Italia sulla tecnologia e l’innovazione. Si tratta di una manifestazione che esiste da vent’anni e che viene realizzata in molti Paesi del mondo. Io avevo avuto già l’onore di parlare all’edizione di quest’anno in Brasile, a San Paolo, dove i visitatori e i campuseros sono stati oltre 150 mila! Si tratta forse della più importante community al mondo di startupper, nerd, geek e hacker; e raramente si ha l’occasione di trovare così tante menti brillanti, per lo più molto giovani, concentrate in un solo luogo per cinque giorni.
Dovendo pensare a come rendermi utile col mio speech a questa banda di disruptors, ho preferito non aggiungermi al lungo elenco dei tanti speaker che mi avrebbero anticipato e seguito sui vari palchi, offrendo alle platee dei contenuti tecnici di altissimo livello; bensì ho privilegiato un approccio provocatorio al fine di avviare una vera e propria rivoluzione. Da qui il titolo del mio intervento “La ri-evoluzione della disruption”. Per l’esattezza, una rivoluzione avviata grazie ad un uso ben-orientato di quella che è la migliore delle tecnologie esistenti su questo Pianeta: l’Essere Umano e la sua Coscienza. Perché credo fortemente che sia questo ciò che oggi serve. Servono uomini orientati-al-Bene, che vivano e lavorino per-il-Bene e che, grazie alla forza della loro posizione (che deriva dalla loro competenza e intelligenza), desiderino mettere i loro talenti al servizio unicamente di progetti che perseguano un impatto sui sette livelli da cui dipendono e con cui interagiscono le nostre esistenze; quello che in Economia 0.0 io ho definito nel modello delle 7P dello ‘Zero Gravity Index’, meglio detto ‘Gravity.0 Index’: Person, People (l’Umanità), Partnership (le Relazioni), Profit (il Giusto Profitto), Prosperity (da non confondere con la ricchezza), Planet, Peace.
Servono distruttori ri-evoluzionari: aggregatevi!