Mentre la nostra attenzione è concentrata sulla guerra in Ucraina, in molte parti del mondo le disuguaglianze aumentano.
Lo confesso. Alcuni eventi avvenuti negli ultimi giorni mi hanno turbato molto. Al punto da avvertire l'urgenza di esprimere sulle pagine di alcuni giornali, lo sconcerto che ho provato di fronte a certe immagini, e nello stesso tempo, l’esortazione a leggere correttamente le vicende che la storia ci mette di fronte, per non perdere terreno rispetto al futuro che corre.
Il primo fatto è quello tragico del Rio Grande che ci ha lasciato la foto di un padre e della sua bambina di due anni annegati nel tentativo di raggiungere l'America.
Il secondo è la ribellione di Carola Rackete, capitano della Sea Watch 3 e il divisivo dibattito politico e mediatico che ne è scaturito.
Il terzo è la foto che ritrae una muta di cani da slitta impegnata in una missione di recupero delle attrezzature di rilevamento scientifico nell'Artico, che si ritrova a camminare nell'acqua anziché sul ghiaccio come invece avrebbe dovuto essere.
A uno sguardo superficiale e affrettato possono apparire come eventi estremamente diversi tra loro, enormemente distanti anche dal punto di vista geografico. Ma in realtà non lo sono. In realtà sono la rappresentazione di un mondo che sta cambiando assetto repentinamente sotto la potente spinta della demografia e della crisi climatica.
Non voler vedere questo movimento globale è una piccola comodità per le nostre vite fatte di quotidiane abitudini. Ma alla comodità momentanea corrisponde il pericolo di prendere per buone delle soluzioni organizzative e politiche che magari sono anacronistiche in quanto incapaci di cogliere i vantaggi che l'interconnessione offre.
Siamo nell'Era della Relazione. Miope non prepararsi per esserne protagonisti. Triste non volersi organizzare per essere i migliori PER il mondo.