Ada Rosa Balzan, elogio dell’andare oltre

 

“La sostenibilità è un pensiero globale che va oltre noi. Per una azienda va oltre l’azienda e i suoi confini. Per una persona va oltre. Non solo in termini temporali ma anche spaziali, quindi non solo intergenerazionali ma anche intragenerazionali.”.

Di questa sintesi estremamente significativa di Ada Rosa Balzan, ospite questa settimana al Tempo dei Nuovi Eroi in onda su Radio Italia, voglio soffermarmi sul senso che la parola “oltre” assume in questo contesto.

Oltre è avverbio e preposizione. Significa “al di là di” e “dall’altra parte”. Quando sentiamo le espressioni “oltre le nuvole”, per esempio, oppure “oltre il confine” oppure “oltre il muro” veniamo proiettati in una dimensione che ci appare reale anche se non la conosciamo. Non abbiamo problemi a usare la nostra immaginazione per prefigurarci quell’ambiente, quello spazio. Lo vediamo “fisicamente” e riusciamo a vedere anche noi stessi in quel perimetro.

Quando invece sentiamo l’espressione “oltre noi”, superficialmente siamo portati a pensare agli altri che sono stati o sono fisicamente con noi in quel dato momento. Non a tutti gli altri e a tutto l’insieme, prima e dopo di noi. Questo accade a mio parere perché, in un momento recentissimo della nostra evoluzione, la domanda di cosa c’è nella realtà oltre noi stessi ha smesso di interessarci. Non sappiamo dove e come collocare il senso di noi stessi nel fluire costante del senso delle cose. Astrarre sé stessi da questo percorso significa perdere il passato, l’esperienza e l’insegnamento di chi ci ha preceduto nelle cui mani è detenuta la barra dell’orientamento. Significa cioè perdere le radici. Astrarre sé stessi da questo flusso significa anche privarsi del futuro immergendosi in un isolamento individualistico che è tutt’altro che sostenibile.

Dunque saremo entrati veramente nell’era della sostenibilità quando tutti avremo capito che è proprio quel che c’è oltre noi a permettere il noi.

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