Mentre la nostra attenzione è concentrata sulla guerra in Ucraina, in molte parti del mondo le disuguaglianze aumentano.
Sabato scorso, leggendo l’inserto culturale di un primario quotidiano nazionale, ho trovato un articolo che mi ha molto colpito e stimolato e che voglio condividervi. L’articolo era una bella recensione di un paio di volumi* che mi sono annotato tra quelli da leggere assolutamente, non solo perché mi interessa particolarmente e umanamente l’argomento “infanzia”, sono padre di 5 figli e tra i miei mandati di manager ho l’impegno di valorizzare il lavoro di una fondazione che ha proprio i bambini al centro del suo agire. Ma anche perché ho ancora fresche le immagini e le riflessioni appena vissute e raccolte in alcuni slum in Kenya dove appunto l’orrida prospettiva dei minori sembra immutata e immutabile.
“Violenze, abusi, abbandoni hanno corrotto l’infanzia di intere generazioni” diceva l’articolo riferendosi alle storie di orrore, ferocia, odio, prepotenza come anche di indifferenza con cui i bambini sono stati trattati nel corso della storia del novecento. Eppure, diceva il titolo, la Storia siamo noi bambini.
È vero. Mai titolo fu più azzeccato. La Storia sono i bambini.
I bambini sono la Storia perché le loro esperienze passate, per quanto negate, per quanto occultate dagli adulti loro contemporanei, come nel caso delle vicende narrate in questi due libri recensiti, resteranno per sempre impresse nella memoria. Nella loro e in quella del mondo in cui essi abitano e si muovono e agiscono.
Ma i bambini, oltre che quella passata, sono anche la Storia futura. Quella ancora da immaginare, da determinare e da scrivere. I bambini di oggi sono gli adulti di domani. Sembra banale, ma banale non è. I bambini di oggi saranno coloro che gestiranno il mondo quando noi lasceremo il posto di comando. Saranno politici, chirurghi, ingegneri o agricoltori. Loro sarà la visione e loro sarà la responsabilità del domani di tutti. Ma oggi, la responsabilità di chiederci su quale infanzia lo stiamo costruendo questo domani, è nostra.
Un paio di dati giusto per inquadrare la nostra realtà nazionale: secondo il report "Il tempo dei bambini", di Save the Children, 1,2 milioni di minori in Italia vivono sotto la soglia di povertà, un dato che si è triplicato in dieci anni. Povertà economica e povertà educativa spesso vanno di pari passo. L'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ci dice che spendiamo per l'istruzione e l'università circa il 3,6% del Pil, quasi un punto e mezzo in meno rispetto alla media degli altri Paesi. Sebbene nell'ultimo decennio siano stati fatti passi in avanti, la dispersione scolastica resta un tema sempre molto doloroso. A fronte di Regioni che hanno già centrato l'obiettivo europeo come Trentino, Umbria, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia, ce ne sono altre come Calabria, Sicilia e Sardegna, dove il tasso di dispersione supera il 20%.
È vero, la Storia sono i bambini. Mettiamoli nella condizione di scriverne una degna delle nostre e delle loro aspettative.
* Besprizornye, Bambini randagi nella Russia sovietica di Luciano Mecacci; La Shoah dei Bambini di Bruno Maida