L'incontro organizzato a Fiume Veneto da PordenonePensa è stato un'occasione per confrontarmi con un pubblico attento e sensibile sul grande tema della sostenibilità nelle organizzazioni.
“In tutto il mondo è raro trovare classi politiche capaci di una visione di lungo periodo: la ricerca del consenso immediato pregiudica ogni sforzo di rinnovamento, e anche chi è mosso dai fini più nobili rimane condizionato dai vecchi schemi” scrivo nel mio ultimo libro Gratitudine, la rivoluzione necessaria. “C’è un’unica soluzione possibile – proseguo- dobbiamo riconnetterci al senso più profondo del nostro essere, allo scopo ultimo delle nostre esistenze, al vero “perché”. La vera sfida della nostra vita, la nostra vocazione più intima e profonda, è il saperle dare una direzione”.
Mi rifaccio a questo brano scritto oramai quasi due anni or sono perché in questi ultimi giorni ho parlato molto di visone di lungo periodo e molto vi ho riflettuto chiedendomi se rispetto al periodo in cui ne scrivevo per consegnare il saggio alle stampe, oggi, in un mondo completamente cambiato prima dalla sorpresa, poi dagli effetti e infine dai postumi della pandemia, la prospettiva non si sia modificata di conseguenza.
Di certo quel che non è cambiato è l’assunto dal quale partivo nello sviluppo delle mie considerazioni e cioè che le nostre vite sono un dono non dovuto e per questo abbiamo il compito di dare loro un orientamento attraverso il nostro costante esercizio, volto a riempirle di senso. E nemmeno è cambiato il sentiment che percepiamo avvolgere la nostra epoca, ammantata di un profondo senso di incertezza, di complessità e di ambiguità. Un velo che purtroppo si è fatto più fitto a causa della crisi sanitaria, che a sua volta ha generato anche una profonda crisi umana, sociale, culturale, relazionale oltre che economica.
Dunque, se già prima della pandemia era urgente che l’umanità intera ritrovasse una direzione per reagire al caos di un mondo accelerato su scala esponenziale e minacciato dalla crisi climatica, oggi quel che occorre trovare è la direzione. Consapevoli che non potremo mai apportare nessuna innovazione, nessun cambiamento se non ripensiamo individualmente e collettivamente tutti i nostri sistemi, rianimandoli.
Rianimare non significa solo restituire tempra e vitalità a qualcosa che ne sia stato privato. Non significa solo rimetterlo in movimento, vivacizzarlo, farlo ripartire. Significa soprattutto dotarlo di nuovo dell’anima. Dunque, sì, oggi più che mai dobbiamo ripensare l’intera nostra società ri-animandola, cioè ri-mettendo al centro noi stessi: gli esseri umani e l’ambiente in cui viviamo.