Una cosa è certa: l’avvento delle cannucce di carta al posto di quelle di plastica non ha cambiato la storia. Lo certificano, oltre che un certo sentore istintivo, anche e soprattutto i numeri, raccolti e analizzati dalla Minderoo Foundation.
Più plastica monouso che mai
Il dato inequivocabile che emerge dal Plastic Waste Makers Index è che ci sono più rifiuti di plastica monouso che mai. La crescente consapevolezza dei consumatori, le regolamentazioni e una nuova attenzione da parte delle aziende non sono, finora, bastate. Nel 2021 sono stati generati 6 milioni di tonnellate (MMT) in più rispetto al 2019, per un totale di 139 MMT.
Non si tratta soltanto del fatto che si parla di plastica da utilizzare una volta e poi gettare via nel cumulo dei problemi, ma anche del processo di creazione: per produrre questa colossale quantità sono state utilizzate quasi esclusivamente materie prime a base di combustibili fossili.
Il riciclaggio cresce troppo lentamente
Ad aggravare questo scenario si aggiunge la lenta e faticosa crescita del settore del riciclaggio. Nello stesso periodo di riferimento, ossia dal 2019 al 2021, la crescita della plastica monouso prodotta impiegando polimeri vergini è stata ben 15 volte superiore a quella delle materie prime riciclate. E la prospettiva nel breve e medio termine non lascia spazio all’ottimismo. La previsione è che entro il 2027 vedranno la luce soltanto 3 MMT di capacità di riciclaggio aggiuntiva, meno di un terzo dei quali provenienti dall’industria petrolchimica. Ma nel frattempo, la produzione di polimeri vergini crescerà di 60 MMT, quindi venti volte tanto. Uno squilibrio ancora enorme e che allo stato attuale sembra essere incolmabile.
Secondo gli autori dello studio, soltanto degli interventi sul fronte normativo possono invertire la tendenza e sanare in parte quello che viene definito “un fallimento del mercato”. Allo stato attuale, gli investimenti delle aziende petrolchimiche nel campo del riciclaggio sembrano essere fortemente vincolati agli input dei singoli mercati, quindi più ingenti soltanto in presenza di politiche più progressiste e di una forte domanda di plastica riciclata. Non esattamente la fotografia della gran parte dei Paesi del mondo. La rotta potrebbe dunque essere corretta soltanto “indirizzando” il mercato, ossia con interventi normativi che rendano più profittevole il riciclaggio, attività che per le leggi della domanda e dell’offerta non sta crescendo coerentemente con le necessità storiche.
Non tutte le aziende petrolchimiche latitano
Si tratta del secondo studio condotto sul tema dalla Minderoo Foundation, realtà che stila anche una vera e propria scorecard delle aziende petrolchimiche sul fronte della produzione da riciclo. Nell’analisi la Fondazione individua due realtà anomale, perché virtuose: Far Eastern New Century e Indorama Ventures stanno producendo alla pari e su larga scala polimeri riciclati. A completare questa top ten altre otto società, che si sono date come obiettivo di portare, entro il 2030, ad almeno il 20% della produzione complessiva la voce di produzione riciclata.
Resta il dato sconfortante che nel complesso la capacità di riciclo di polietilene, polipropilene, polistirene e polietilene tereftalato è salita assai modestamente, da 23 a 25 MMT in due anni. Una goccia del necessario.