“Open to meraviglia” esorta una seducente Venere rivolgendosi al mondo intero. “Far conoscere le nostre bellezze, dalle grandi città ai piccoli borghi – prosegue dicendo – raccontare il nostro patrimonio sconfinato di arte, natura, gastronomia. Spalancare al mondo intero le porte alla meraviglia. Questo per noi Italiani significa accoglienza. E chi meglio di me potrebbe portarvi alla scoperta del Belpaese in ogni momento dell’anno? – si interroga in conclusione – Io, Venere. Immagine dell’Italia nel mondo oggi nei panni di una virtual influencer”.
“I turisti sono tornati” e “Stay Away”
Se questo è il punto di vista del discutibile e infatti assai discusso spot voluto dal nostro Ministero del turismo, quest’altro è invece il messaggio chiave di un articolo dello scorso 15 luglio del Financial Times: «I turisti sono tornati. È il momento di dire loro di starsene lontani?» Una domanda lecita in risposta alle innumerevoli lamentele che arrivano da ogni dove per via dell’eccessivo affollamento causato da un turismo senza freni di alcun genere, a partire da quelli del buon senso e del rispetto.
Non a caso è proprio «Stay Away» lo slogan usato dal Comune di Amsterdam in una pubblicità lanciata nel marzo scorso e rivolta ai giovani turisti, soprattutto quelli britannici, che usano riversarsi nella capitale dei Paesi Bassi solo per eccedere con alcol, droghe e altre sregolatezze. Cosa che li ha resi agli occhi dell’intera cittadinanza tra i visitatori più molesti. Una campagna pubblicitaria sicuramente unica, per essere la prima del suo genere, ma che rischia di diventare la prima di una lunga serie.
L’overtourism è sempre più diffuso
Perché il fenomeno dell’overtourism è un problema diffuso oramai ovunque, non solo nelle città d’arte come Venezia o Firenze, mete tradizionalmente prese d’assalto da frotte di visitatori, ma anche in luoghi iconici per un turismo sino a ora più di nicchia, e non necessariamente più di lusso, come le Cinque Terre o Amalfi o Assisi.
E non è solo una questione di invadenza maleducata e incivile che spesso trascende in stupido quanto pericoloso vandalismo, e neanche solo una questione europea. A Bali per esempio, fanno i conti da tempo con i post delle influencer in posa al cospetto di un albero sacro di settecento anni che si trova sul terreno di un tempio e rappresenta la vita eterna. O alle Fiji, dove la parola overtourism è la più cercata su Google rispetto che nel resto del mondo.
È soprattutto una questione di sostenibilità: i viaggi turistici causano il 5 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica, cifra peraltro in aumento e dunque destinata a contribuire in misura crescente alla crisi climatica, i cui effetti si stanno riversando in buona parte dell’Europa meridionale con l’attuale, ennesima ondata di caldo.
Due miliardi e mezzo di turisti all’anno
Dal 1998 al 2019 i turisti nel mondo secondo i numeri ufficiali sono raddoppiati arrivando ai 2,4 miliardi all’anno. E già si sa che i dati ufficiali sono sottostimati perché, per esempio,non viene tracciato tutto quel flusso di visitatori che transita attraverso le abitazioni private di amici e familiari. Da noi, in Italia, relativamente all’estate in corso, per dirla con i dati stimati da Demoskopika, ne aspettiamo ben 68 milioni e stimiamo 267 milioni di pernottamenti, con una crescita rispettivamente del 4,3% e del 3,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Tuttavia, se da un lato il contributo del settore turistico all’economia è di 1,44 miliardi di euro, questa ricchezza creata non è per tutti, al contrario lo sono i problemi che ne derivano e che diventano sempre più difficili da gestire dalla politica in generale e dagli amministratori locali, spesso soverchiati da numeri e flussi che richiederebbero strategie complesse e di ampio respiro per affrontare il fenomeno molto diverse da quelle effettivamente all’opera.