L’Abbraccio dei ragazzi di San Patrignano

“Perché da vero amico ha sempre messo la sua visione a disposizione delle ragazze e dei ragazzi della comunità. Perché ha dimostrato da subito di condividere i valori fondanti di San Patrignano e nel tempo si è fatto narratore e promotore in tutta Italia dell’impegno della comunità”.
 
Con questa motivazione sabato scorso i ragazzi di San Patrignano mi hanno consegnato il premio Abbracci 2019. Un messaggio semplice ma che con la sua potenza mi ha toccato sin nelle corde più profonde, commuovendomi.
 
Davide Cecchini Ph
 

L’abbraccio è uno dei gesti attraverso i quali a San Patrignano i ragazzi che stanno seguendo il percorso si esprimono solidarietà tra loro. Da questo simbolo di reciprocità deriva il titolo dei riconoscimenti che la comunità attribuisce alle persone che nel corso del tempo le sono state a fianco, assegnati quest’anno per la settima volta, all’interno di un auditorium gremito dai 1300 ragazzi in percorso, dai volontari e da tanti amici storici della comunità.

L’abbraccio non è solo una manifestazione di affetto, di amicizia e di incoraggiamento, è qualcosa di più, è aprire spontaneamente le porte della propria individualità per fare entrare l’altro. È rinunciare alla comodità della propria confort zone per accogliere il prossimo e tutto il suo carico di umanità. È portare l’altro nella propria sfera di influenza.

In sintesi quello che succede a chi entra a San Patrignano è di essere accolto in uno dei settori di formazione in cui è suddivisa la comunità e di venire affidati a un altro ragazzo che diventa un tutor e che nel primo anno lo segue costantemente nel suo percorso. Il tutor vive assieme ai ragazzi nella stessa stanza. Ogni stanza ha un suo responsabile, così come ogni settore ha uno o più educatori di riferimento.

Responsabilità, reciprocità, educazione, sono gli elementi che costituiscono l’intero sistema di relazioni all’interno della comunità di San Patrignano. Un sistema che si regge su quello che ritengo essere l’atto economico per eccellenza, cioè l’amore.

Foto: Davide Cecchini Ph