Al referendum non vincerà nessuno, quindi dovremo vincere noi. Dovrai vincere tu.
La vittoria di Donald Trump non mi ha stupito ed anzi… l’avevo anche pubblicamente prevista perché la consideravo la sola ed unica logica risposta, impersonale e collettiva, che si potesse dare a dei personaggi (e al mondo che essi rappresentavano) che da oramai troppo tempo vivono scollegati dalla realtà.
Alle elezioni americane, aldilà delle ovvie apparenze, temo che sostanzialmente abbiano perso tutti, gli americani per primi, e vinto nessuno. Già dalla scelta dei candidati delle primarie dei due fronti non si è stati capaci di proporre dei programmi e dei volti (leggi delle ‘visioni’ e delle ‘vite’) che esprimessero, incarnandola, quella vera novità che questo cambio di epoca sta invece portando con sé. Sono stati tutti superati da un cambiamento che è già in corso, mentre starebbe alla nostra coscienza comprenderlo e cavalcarlo invece che ignorarlo e resistervi.
La massa è rimasta tale, ‘massa’, solo nella testa di chi il voto ancora lo pretende dall’elettorato a cui però non ha in realtà nulla di nuovo da offrire; e quest’ultimo, che il voto invece lo deve esprimere comunque, ha capito almeno inconsciamente che il cambio è già avvenuto, e ora lo vuole vedere incarnato da chi si propone alla guida del popolo. Siamo tutti soprattutto stufi di essere considerati solo ed esclusivamente ‘parte’ di questa massa. Ciascuno di noi è un tutto, e vorrebbe sentirsi considerato così da chi poi dovrebbe rappresentarlo politicamente.
Insieme alla classe politica hanno poi fallito anche tutti quei sondaggisti che ora, per difendere quella posizione da esperti che oramai ‘esperti’ non lo sono palesemente più, rubano ancora il nostro tempo a spiegarci perché la favorita Hilary non abbia vinto anziché cercare di capire perché hanno sbagliato tutto: superati anche loro!
Sarà lo stesso col nostro prossimo referendum: perderanno tutti, eccetto noi.
C’è un cambiamento epocale in corso, e sembra che gli ultimi ad accorgersene siano ancora quelli che il cambiamento dovrebbero invece utilizzarlo per primi, guidandolo e orientandolo ai fini e ai vantaggi di quella ‘cosa pubblica’ per prendersi cura della quale dovrebbero essere eletti. Parliamo di una classe politica che oramai è quasi-senza-più-speranza, per la scomparsa della quale bisognerà confidare in un inesorabile, ma ahimè lento (in quanto naturale), contributo della biologia.
Tutti noi infatti, chi più chi meno, abbiamo una tendenza a ricondurre i fenomeni nuovi e ignoti del mondo che cambia a modalità e contesti che ci sono noti. È un processo meccanico della nostra psicologia. Ma a volte tali processi invecchiano in pochissimi secondi, e da elemento di sicurezza divengono il nostro primario impedimento all’evoluzione.
Sono tempi complessi, questi che viviamo. Ritengo segnino un cambiamento d’epoca, più che un’epoca di cambiamenti. E il disagio è inevitabile. A mio avviso, però – ed è quello che ho cercato, tra le altre cose, di esprimere nel mio libro “Il tempo dei nuovi eroi” (Mondadori, 259 pagine) – stanno manifestandosi in tutto il mondo fermenti nuovi. Di natura morale. Quello che ripeto sempre da anni è che questo cambio di epoca imporrà l’amore quale solo e vero atto economico che, come tale, andrà ricollocato al centro di tutte le dimensioni della vita, che è il solo vero processo economico supremo.
C’è un enorme domanda inappagata di amore dato che ogni uomo desidera naturalmente amare, e c’è un’enorme offerta di amore dato che tutti desideriamo naturalmente amare oltre che essere amati. Trasferire questo desiderio nei rapporti di ogni giorno, anche quelli del lavoro e della politica, significa stare tutti molto meglio e capire che un vantaggio per sé è producibile solo producendo un vantaggio all’altro.
Io lavoro in un’azienda che mi permette di studiare approfonditamente i fenomeni nei quali sta prendendo forma questo cambio epocale, e che mi consente di girare l’Italia e il Mondo per rappresentarne una visione là dove vengo invitato a farlo, sia a titolo professionale in rappresentanza dell’azienda stessa che a titolo personale in qualità di divulgatore. Ho così l’occasione di incontrare migliaia di persone di qualsiasi estrazione e in ambienti diversissimi fra loro; e riscontro ovunque queste stesse evidenze in atto. Non dobbiamo negarci che però non è sempre facile né immediato interpretare le metamorfosi che stiamo vivendo in questo cambiamento epocale. Per questo l’ho definito “Il tempo dei Nuovo Eroi”.
E’ un’epoca in cui ciascuno di noi si deve porre l’obiettivo di fare ogni giorno qualcosa di utile al prossimo, è il tempo in cui ognuno di noi deve accorgersi che la gratitudine è l’unico riconoscimento possibile da ricevere dal prossimo e da nutrire verso il prossimo, perché non possiamo più permetterci di perseguire il nostro interesse individuale senza tener conto dell’effetto prodotto al contesto circostante.
I nuovi eroi che popoleranno la nuova epoca saranno uomini comuni che, a differenza dagli altri mortali, avranno in sé la scintilla del divino, cioè di quei valori e ideali giusti perché necessari per costruire un futuro migliore per tutti, ciascuno operando nel proprio ambito, per piccolo che sia. Un’epoca nuova, dove gli eroi di tutti i giorni, le persone per-Bene, saranno i veri protagonisti della costruzione di un futuro migliore da consegnare ai nostri figli.