Dove sono finiti gli altri drammi umanitari?

Mentre la nostra attenzione è concentrata sulla guerra in Ucraina, tanto e forse più di quanto negli ultimi due anni non lo sia stata sulla pandemia, il resto del mondo non è certo divenuto un profumato giardino di delizie. Anzi, al contrario, come ho più volte sottolineato, continua a essere teatro di guerre, sopraffazioni, povertà e disuguaglianze i cui effetti sono a dir poco spaventosi. Uno di questi effetti abominevoli sta accadendo in Afghanistan: uno dei teatri di crisi dimenticati dove, da mesi, per sfamarsi e sopravvivere gli adulti vendono i propri figli o parti del loro corpo.

 

Antonio Guterres: l’appello per gli aiuti umanitari

Lo ha ricordato alla stampa mondiale Antonio Guterres lo scorso giovedì, quando al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite si è tenuta una conferenza, organizzata congiuntamente a Regno Unito, Germania e Qatar, in cui il Segretario generale ha lanciato un appello per 4,4 miliardi di aiuti umanitari: la più grande, ma non l’unica, operazione di soccorso coordinata dalle Nazioni Unite in Afghanistan.

“Senza un’azione immediata, ci troviamo di fronte a una crisi di fame e malnutrizione senza precedenti – ha aggiunto – per questo la comunità internazionale deve mettere a disposizione denaro, in modo che l’economia afgana possa respirare e il popolo afgano possa mangiare”. Guterres con il suo invito ai paesi ricchi e ai potenti a non ignorare le conseguenze delle loro decisioni sui più vulnerabili ha messo a nudo più di un nervo scoperto: ce ne siamo totalmente dimenticati, ma sono passati solo poco più di sette mesi da quel 15 agosto in cui abbiamo assistito al ritorno al potere dei talebani a Kabul in seguito alla grande ritirata degli Usa, delle forze occidentali e anche dell’Italia da quel Paese.

Ma l’Afghanistan è solo uno dei luoghi in cui il peso dei cambiamenti politici, economici e climatici, si è riversato sulle spalle dei più fragili. Oxfam ci ricorda che nel mondo ci sono oltre 82 milioni le persone in fuga da guerre devastanti e dimenticate, catastrofi climatiche, discriminazioni. Solo in Yemen eSiria, per citarne alcuni, il fenomeno tocca 10 milioni di persone.

 

Pandemia e Diritti Umani: Rapporto 2021-2022 di Amnesty International

Anche la pandemia continua a fare vittime tra una popolazione globale in gran parte priva di vaccini e cure, oltre 33 milioni di persone non hanno accesso a fonti d’acqua sicure per far fronte alle necessità di ogni giorno. Secondo il Rapporto 2021-2022 di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani nel mondo, le nazioni più ricche, insieme alle grandi aziende, con le loro strategie per affrontare la pandemia guidate da avidità aziendale ed egoismo nazionale, non hanno fatto altro che acuire le disuguaglianze.

Attraverso le sue analisi Amnesty evidenzia il fatto che nelle nazioni più povere il tasso di vaccinazione sia ancora al di sotto del 4% denunciando al contempo il ruolo dei social e di una parte della politica nella diffusione di disinformazione sui vaccini e il sostanziale abbandono delle fasce più deboli delle nazioni povere, come successo in Africa.

Le aziende proprietarie delle piattaforme social come Facebook, Instagram e Twitter sono state terreno fertile per la disinformazione, favorendo la diffusione dello scetticismo sui vaccini. Alcuni leader politici, poi, si sono comportati come super-diffusori di disinformazione, soffiando sul fuoco della sfiducia e della paura per loro obiettivi politici – scrive Amnesty. Queste aziende hanno consentito ai loro remunerativi algoritmi di diffondere una pericolosa disinformazione sulla pandemia, dando priorità al sensazionalismo e alla discriminazione a discapito della verità. La dimensione dei profitti ricavati dalla disinformazione e l’impatto di tutto ciò sulla vita di milioni di persone pongono in capo a queste aziende importanti domande cui rispondere”.

Concludendo con le parole di Amnesty, il 2021 avrebbe potuto essere il momento spartiacque per la ripresa, per un “cambiamento genuino e importante, per un mondo più giusto”. Invece lopportunità è andata persa e si è tornati a quel tipo di politiche che alimentano la disuguaglianza.

Anche il 2022 ci sta offrendo la stessa opportunità, fare in modo che non sia ancora una volta l’ennesima opportunità fallita sta solo a noi. A ciascuno di noi e a tutti.