C’era una volta l’erba del vicino, che era proverbialmente sempre più verde della nostra. Si trattava al contempo di un’invidia, ma anche di uno sprone a far meglio – che però allora in sostanza era: avere di più, e mostrarlo ai vicini. La musica è invece cambiata, almeno a giudicare dalle risposte del nostro campione di mille uomini e donne italiane, sulle quali abbiamo imbastito la nostra miniserie False Credenze.
L’episodio sul senso civico chiude la miniserie False Credenze
Oggi, a ragione o a torto, l’individuo si sente immancabilmente migliore del proprio vicino, almeno per quanto riguarda questioni quali il senso civico, tema chiave del quinto episodio e che chiude la serie. Ed è questo il dato culturale di fondo: io sono meglio degli altri, e non più perché possiedo oggetti migliori o costosi, bensì perché sono più adatto al vivere civile rispetto alla media degli altri come me. Più corretto sul lavoro o nella vita privata, più rispettoso della collettività e così via.
Verrebbe da pensare allora a un Paese in cui si fa a gara per superarsi in rettitudine e altruismo, e non quello in cui tutti noi viviamo ogni giorno, nettamente più prosaico e contraddittorio. I “pericoli” della percezione evocati nel sottotitolo della serie si annidano anche qui, in queste bolle un po’ egomaniache in cui ci rappresentiamo spudoratamente migliori degli altri. Senza per questo fare probabilmente nulla per migliorare né noi stessi, né la società che modelliamo a nostra immagine e somiglianza.