“Prendiamo un normale giorno di scuola. – scrive Unicef sul proprio sito Internet – Nelle classi di tutto il mondo varcheranno la soglia oltre 1 miliardo di bambini. È il numero più alto della storia: l’umanità non ha mai visto tanti bambini e ragazzi accedere all’educazione. Eppure, un’istruzione di qualità accettabile è ancora un obiettivo lontano per molti di loro. La mancanza di insegnanti qualificati, i materiali di apprendimento inadeguati, le classi di fortuna e la scarsità di strutture igieniche rendono l’apprendimento molto difficile per i bambini. Altri arrivano a scuola troppo affamati, ammalati, affaticati dal lavoro o dalle incombenze domestiche per trarre benefici dalle lezioni”.
I bambini e i problemi di istruzione
“Le conseguenze sono gravi – prosegue Unicef – 617 milioni di bambini e adolescenti in tutto il mondo non sono in grado di raggiungere livelli minimi di competenza in lettura e matematica, anche se due terzi di loro frequenta la scuola. Ancor peggio, 58 milioni di bambini restano senza accesso alla scuola primaria, la maggior parte dei quali appartenenti a gruppi emarginati. Le condizioni socioeconomiche influenzano dunque fortemente le possibilità di frequenza e il completamento dell’istruzione primaria, con 1 bambino su 4 che nei paesi più poveri non vi ha accesso.
Bambini e ragazzi sono esclusi dall’istruzione per molte ragioni. I bambini delle famiglie più povere, ad esempio, hanno molte più probabilità di restare esclusi dall’istruzione rispetto ai più ricchi. Vivere in aree rurali, l’appartenenza a minoranze etniche, la presenza di una condizione di disabilità o il semplice fatto di essere donna sono fattori che spesso si traducono nell’essere lasciati indietro a scuola”.
La situazione dell’istruzione in Italia
In Italia, ci dicono i dati Istat, nel 2021 abbiamo assistito a una battuta d’arresto sia di diplomati sia di chi ha conseguito un titolo terziario. Inoltre, continuiamo ad avere il numero più basso rispetto alla media europea di persone che proseguono oltre la terza media. C’è poi la sconfortante certezza che uno studente su due conclude il percorso scolastico addirittura senza acquisire le abilità di base! In questo quadro dobbiamo inserire i tagli che dal 2008 vengono compiuti alle risorse investite nell’istruzione, il cui ammontare si attesta da tempo su una media inferiore a quella europea, e la perdita del ruolo di primo piano che la formazione dell’individuo ha storicamente avuto, ed ecco servito il dilagare dell’ignoranza.
Agnotology: The Making and Unmaking of Ignorance
Secondo Robert Proctor, storico della scienza americano e professore di storia della scienza alla Stanford University oltre che autore di “Agnotology: The Making and Unmaking of Ignorance”, pubblicato nel 2008, esistono tre tipi di ignoranza: quella allo stato nativo, quella dovuta a scelta selettiva e quella indotta. Il primo tipo deriva da semplice incompletezza di conoscenza, il secondo tipo si verifica quando scegliamo, per mancanza di interesse o di tempo, di non informarci su un certo argomento o di non approfondirlo, mentre il terzo è “una vera e propria fabbricazione del dubbio al fine di seminare paura e diffidenza verso il sapere scientifico”.
A suo parere stiamo vivendo “nell’età dell’oro dell’ignoranza, che viene deliberatamente prodotta da potenti forze per lasciarci nel buio”. Tra i casi di ignoranza prefabbricata, Proctor cita l’enorme influenza che hanno avuto i gruppi economici organizzati, come i grandi produttori di sigarette, l’industria del petrolio, e le grandi imprese che vendono bibite con dannosi quantitativi di zucchero, le quali diffondono informazioni fuorvianti nella società.
Ma oltre alle lobby industriali capaci di orientare l’opinione pubblica diffondendo dati falsificati, tra i principali fautori dell’ignoranza indotta c’è anche un certo tipo di propaganda politica, che mistifica la realtà e manipola i dati per ottenere consensi.
L’idea di Robert Proctor sul tema della cattiva informazione
“Per arginare il dilagare della cattiva informazione, sostiene Proctor, bisogna prendere coscienza che l’ignoranza indotta è una realtà da cui metterci in salvo tempestivamente, affidandoci a fonti attendibili, facendo sempre riferimenti a dati certi e mai approssimativi e imparando a discernere la verità dalla menzogna. Per farlo è necessario investire energie, tempo e soprattutto maggiori risorse nell’istruzione e nello sviluppo del pensiero critico, perché crearsi un bagaglio di conoscenze è un requisito essenziale per destreggiarsi nella moltitudine di stimoli e informazioni che riceviamo ogni giorno”.
L’acuta sollecitazione che deriviamo dalle tesi del professor Proctor è che se storicamente i filosofi si sono occupati della conoscenza, oggi è più che mai urgente occuparci dell’ignoranza e l’agnotologia (dal greco agnosis) ha proprio lo scopo di designare la scienza dell’ignoranza, la storia dell’ignoranza, la politica dell’ignoranza e specialmente i sistemi di produzione dell’ignoranza.