L'incontro organizzato a Fiume Veneto da PordenonePensa è stato un'occasione per confrontarmi con un pubblico attento e sensibile sul grande tema della sostenibilità nelle organizzazioni.
Ci sono notizie che dovremmo tenere bene a mente ogni singolo giorno che verrà in quest’epoca di infiniti cambiamenti. Eppure, in genere tendiamo a dimenticarle, a lasciarle andare, magari provando anche una sorta di sollievo scaramantico nel lasciarle affondare nelle nebbie dell’oblio. Perché, diciamocelo senza remore, crediamo che sia più salutare per noi, per le nostre vite ben avviate, per i nostri affetti più o meno stabili, per le nostre normalità, tenercene al riparo in modo che non abbiano di che turbare i nostri equilibri. E invece, dovremmo permettere loro di entrare con la potenza di un uragano che spazza via comodità, stereotipi, abitudini e conformismi, perché certe notizie, se glielo permettiamo, hanno il potere di diventare autentiche bussole sulle quali orientarci in ogni decisione che prenderemo o che non prenderemo. E mai come in questo momento abbiamo l’occasione, forse l’ultima, per riorientarci al Bene.
Una di queste notizie l’ha data Oxfam in occasione dell’avvio dell’edizione 2021 del World Economic Forum di Davos.
Le 1.000 persone più ricche del mondo in appena nove mesi hanno recuperato tutte le perdite che avevano accumulato per l’emergenza Covid-19. Mentre i più poveri, per riprendersi dalle catastrofiche conseguenze economiche della pandemia, potrebbero impiegarci più di 10 anni.
Quello che emerge dal report “Il virus della disuguaglianza” di Oxfam, è che dall’inizio della pandemia ad oggi il patrimonio dei primi 10 miliardari del mondo è aumentato complessivamente di 540 miliardi di dollari! Una cifra talmente enorme che potrebbe garantire l’accesso universale al vaccino, cioè basterebbe non solo a pagare la vaccinazione a ciascun abitante del Pianeta ma anche ad assicurare che nessuno cada in povertà a causa del virus.
Il report ci racconta come questa pandemia stia aggravando le disuguaglianze economiche, sociali, razziali e di genere che pur esistevano già da prima ed erano tuttavia molto evidenti. Dunque, se da un lato ha innescato la più grave crisi occupazionale degli ultimi novanta anni che sta interessando centinaia di milioni di persone nel mondo in termini di disoccupazione o di sottoccupazione, dall’altro ha continuato a registrare l’accumulo di ricchezza dei super ricchi. Per fare un esempio semplice, tra marzo e dicembre dello scorso anno Jeff Bezos ha incrementato il valore netto del suo patrimonio di oltre 78 miliardi di dollari.
Sulla base dei dati societari del primo semestre scorso, si stima che il risultato economico complessivo di 32 tra le più grandi multinazionali al mondo, registrerà 109 miliardi di extra profitti rispetto alla media dei quattro esercizi finanziari precedenti, l’88% dei quali sarà destinato alla remunerazione degli azionisti.
Questo report ci apre gli occhi sugli scenari futuri quando ci dice che potremmo assistere a un aumento esponenziale delle disuguaglianze come non era successo mai prima d’ora. Quando sottolinea che permettere una distanza tanto profonda tra ricchi e poveri potrebbe rivelarsi più letale dello stesso virus, poiché contrariamente all’élite di pochi miliardari che ha tratto enormi profitti dalla pandemia, le piccole e medie attività stanno stentando a resistere, e sempre più persone perdendo il lavoro, finiscono in povertà. Tra tutti sono le donne e le minoranze a subire il peso maggiore della crisi.
L’aumento delle disuguaglianze non è un fenomeno inevitabile, ma dipende dalle scelte politiche dei governi. Questa crisi offre ai governi di tutto il mondo l’occasione di adottare politiche in grado di promuovere sistemi economici più equi e inclusivi, e a noi individui, offre l’opportunità di attivarci nella nostra sfera di influenza per orientarli verso soluzioni e servizi pubblici che possano effettivamente ridurre le disparità promuovendo il lavoro dignitoso e incentivando modelli di impresa che distribuiscono il valore in modo più equo tra tutti gli stakeholder.
Non c’è mai stato momento migliore di questo nella storia dell’economia, per tutti quegli imprenditori che vogliano agire per il-Bene, di perseguire una nuova idea di right profit, di giusto profitto. Laddove con “giusto” si intenda sia il contenimento quantitativo dei risultati che sappia limitare gli eccessi ai quali stiamo assistendo, sia anche il ripristino dell’equità, dell’inclusione e della giustizia morale, etica, per una nuova umanità.