Uno degli effetti della pandemia è stato senza dubbio quello di monopolizzare l’attenzione sul virus, sulle sue conseguenze, sulla vaccinazione e sull’impatto sull’economia. Nulla di strano, ovviamente, considerando la portata cambiamondo di questo infausto accadimento. Tuttavia credo che sia il momento di riappropriarci di altri spazi di confronto e discussione, di altri temi importanti lasciati indietro per via di questo opprimente monopolio di pensieri e azioni. Non perché la pandemia sia finita o si possa abbassare la guardia, tutt’altro!, come possiamo facilmente comprendere dalla cronaca, italiana e internazionale. Ma perché la pandemia sta durando troppo tempo per poterci permettere di tralasciare quasi tutto il resto, o parlare del resto soltanto nell’ottica pandemica.
Penso ai giovani, che nel dibattito pubblico sono rimasti intrappolati nell’ormai abituale schema: didattica a distanza, mancanza di socialità e relative conseguenze. Tema fondamentale, senza dubbio. Ma prospettiva limitante se pensiamo alle enormi complessità che milioni di giovani uomini e donne di questo Paese devono affrontare, e dovevano affrontare già prima della pandemia.
Nell’ottica di dare un piccolo contributo nel riappropriarci di spazi di confronto in cui non sia la pandemia a dominare la conversazione, oggi condividiamo il secondo di quattro video di una miniserie dedicata agli incontri con alcuni ospiti della comunità di San Patrignano. Candela, 21 anni, ha accettato di parlare con me per condividere il suo percorso di vita e la sua voglia di riappropriarsi della propria esistenza dopo anni segnati dalla dipendenza. Il suo è un racconto di resilienza, un’ispirazione per chi ambisce a essere un dono per gli altri.
Ho incontrato Candela e gli altri ragazzi della Comunità durante una giornata passata con loro a San Patrignano. Qui il racconto del tempo speso insieme.