«Nacque il tuo nome da ciò che fissavi» sono i versi di una poesia di Karol Wojtyla che danno il titolo all’edizione 2019 del Meeting di Rimini al quale ho partecipato, sia perché invitato a parlare in alcuni eventi in calendario (qui il link alla rassegna stampa) sia come spettatore interessato ad ascoltare il pensiero di alcune importantissime voci della nostra contemporaneità.
Sono versi composti da pochissime parole ma che, forse proprio in virtù di questa estrema sintesi, risuonano di grande intensità e potenza. Che mettono a fuoco in maniera lampante e nello stesso tempo assoluta, la dinamica sottesa alla nascita dell’io. Che definiscono la dimensione di quell’attimo in cui il nostro “nome”, cioè la nostra consistenza umana, nasce da quello che fissiamo, e cioè dal rapporto con un altro da noi, con ciò da cui ci sentiamo chiamati ad essere.
Ma da cosa ci sentiamo chiamati ad essere? Mai come nel tempo in cui stiamo vivendo la reazione alla capacità di costruire, manipolare e controllare la realtà che il potere tecnologico sta mettendo in campo con una pressione sempre più pervasiva, è uno smarrimento ogni giorno più profondo riguardo al senso per il quale ciascuno di noi sta al mondo. In questa prospettiva, i versi di Wojtyla sintetizzano “la risposta”, propongono la via di fuga dal dato di fatto paradossale che alla potenza della tecnologia capace oramai di dominare l’economia e la politica globali, si accompagni l’impotenza endemica della povertà, intesa non solo e non tanto come assenza di beni ma soprattutto come povertà di significato.
Ecco che allora il nostro “nome” può ri-nascere solo in un incontro. Prendendo coscienza del fatto che oggi è l’uomo, l’individuo, il soggetto umano, il punto da cui dipendono tutti i fenomeni della storia intera ci risulterà lampante che per affrontare le sfide della nostra storia sarà necessario cercare e scoprire ciò per cui vale la pena vivere e costruire. Come fare? La risposta sembra la più scontata ma è la più essenziale di tutto il resto: l’io di ciascuno di noi.
L’incontro più decisivo è proprio questo, è l’incontro con il nostro io, con la nostra coscienza. Decisivo perché determinerà il volto di ciascuno di noi e darà peso e significato al nostro nome.