L'incontro organizzato a Fiume Veneto da PordenonePensa è stato un'occasione per confrontarmi con un pubblico attento e sensibile sul grande tema della sostenibilità nelle organizzazioni.
Dalle colonne del giornale online Linkiesta, alcuni giorni addietro, ho provato a sollecitare delle risposte o quanto meno delle riflessioni, ad alcune domande che ritengo dobbiamo porci tutti, arrivati come siamo a questo punto dell’emergenza sanitaria.
La prima è se l’eccezionalità dell’attuale momento consista davvero solo dall’arrivo di questo meteorite chiamato Covid-19 oppure se questa eccezionalità non sia forse figlia di una crisi valoriale di proporzioni tali da meritare di essere definita anche essa “emergenza”.
E se così fosse, non è forse questa l’emergenza di cui avere maggior timore visto che non è di facile né di immediata risoluzione avendo un orizzonte temporale di lungo periodo?
Se pensiamo al ruolo più che mai essenziale della politica in queste ore, non possiamo non comprendere quanto la competenza e le capacità decisionali basate proprio su competenza e tempestività, siano caratteristiche necessarie che tuttavia non abbiamo in una classe politica che, attenzione, non è numericamente limitata a quelle sole cariche istituzionali che siamo abituati a vedere alternarsi davanti alle telecamere dei TG. Ma che si esplicita nel rapporto tra la dimensione locale dei comuni e quella centrale del Governo. Così come si esplicita nel rapporto con l’Europa.
Ed ecco sorgere un’altra serie di domande: come possiamo pensare di ridisegnare un modello Europeo alla luce delle grosse crepe che si stanno manifestando così chiaramente?
Come potremo comprendere la natura del rapporto tra i diritti e i doveri di noi singoli individui rispetto allo Stato, rapporto che mai come in questi giorni ha mostrato la sua condizione di estrema fragilità, se non abbiamo gli strumenti per farlo? Come potremo pensare di snellire l’alberatura burocratica del nostro sistema senza competenze adeguate? Come potremo rispondere adeguatamente alla crisi climatica e ambientale, che non si è nel frattempo risolta in autonomia mentre rispettiamo il lockdown.
Lo stesso discorso circa le capacità e la competenza, vale anche per la classe dirigenziale delle aziende poiché anch’essa a monte ha registrato un continuo processo di depauperamento del ruolo dell’istruzione, così come vale per tutti i livelli e le classi sociali.
Ci ritroviamo dunque oggi a gestire temi molto complessi di un’epoca molto complessa che non lascia margine di errore, con armi spuntate vieppiù in queste ore in cui più che mai vediamo una supplica alla competenza: oggi la speranza che le risposte alla nostra emergenza sanitaria è riposta in ricercatori, scienziati, medici, biologi, domani lo sarà in ingegneri, architetti, progettisti, dopodomani in agronomi o in geologi.
Dobbiamo iniziare ora a pensare come rispondere in futuro. Perché il dopo non esiste come tempo e luogo a sé stanti, il dopo inizia adesso. Dobbiamo trovare adesso la via per reinserire il pensiero etico e filosofico, l’analisi sociale e storica, al centro dell’intero sistema per questo servono gli innovatori, menti e persone competenti che creino le soluzioni ai problemi agendo e pensando in modo nuovo. Abbattendo le vecchie dicotomie politica - potere, imprenditoria – denaro. Elevando l’umanità e il mondo. Generando e ricevendo Gratitudine.