Immaginate una mensa, sia essa scolastica o aziendale. A priori, due sono le opzioni a disposizione per comporre il menu. Imporre una certa selezione di cibo – vegetariano o vegano, tradizionale, junk food e così via – oppure offrire una gamma di scelta più ampia possibile e lasciare che sia l’individuo a decidere.
In questo secondo caso, il responsabile della mensa dà fiducia alla persona, supponendo/auspicando che sia in grado di scegliere ciò che è meglio per lei, dunque un cibo sano invece che uno “spazzatura”. Ma non le viene negata la possibilità di scegliere del junk food.
E se invece volessimo trovare una via di mezzo, tra il diritto di scelta dell’individuo e la volontà del responsabile della suddetta mensa di far mangiare cibo sano alle persone? Tutti i cibi sarebbero presenti. Ma quelli spazzatura sarebbero piazzati in posizioni meno comode da raggiungere, mentre quelli sani sarebbero posizionati volutamente ad altezza occhi. In sintesi, la persona mantiene la sua libertà di scelta, ma l’effetto è che vengono ridotti i consumi di cibo spazzatura. Questo è un esempio di “architettura delle scelte” propria del “paternalismo libertario” di Richard H. Thaler. L’uomo che nell’anno appena concluso ha vinto il Premio Nobel per l’Economia.
Nudge: Improving Decisions about Health, Wealth, and Happiness, in Italia pubblicata con il titolo Nudge: La spinta gentile, è la sua opera più rappresentativa, pubblicata una decina di anni fa e che da allora ha fortemente influenzato gli studi di economia comportamentali. Un’opera che mette sotto attacco un mostro sacro come il concetto di homo economicus, secondo cui le persone fanno sempre scelte ottimali per se stessi e per il contesto che li ospita. E invece, argomentano Thaler e il co-autore del volume Cass R. Sunstein, nella scelta individuale troviamo numerose distorsioni all’opera: euristiche, fallacie, interazioni sociali.
Distorsioni che portano l’individuo a commettere errori anche grossolani. Ci si basa troppo su una specifica informazione (ancoraggio), si fanno previsioni sulla frequenza di un evento sulla base dell’esempio più facilmente ricordato ma non necessariamente più rilevante o rappresentativo (euristica della disponibilità), si giudica la probabilità di un’ipotesi sulla base di quanto somigli a esempi disponibili (euristica della rappresentatività), si tende a preferire lo stato attuale delle cose e a considerare eventuali modifiche di questo stato di cose come perdite (Status quo bias) e si viene fortemente influenzati dagli altri, finanche a sostenere cose evidentemente false a causa della pressione sociale, la cosiddetta mentalità del gregge.
Per noi che ragioniamo sui Nuovi Eroi, e dunque sul rapporto tra individui e scelte, e sulle conseguenze che le loro decisioni hanno sull’insieme che li contiene, il pensiero di Thaler offre spunti di riflessione notevoli. Se non è immaginabile eliminare del tutto la possibilità che gli individui facciano scelte deleterie, e in ossequio al libero arbitrio non è neppure auspicabile, ciò che invece si può fare è: architettare la nostra contemporaneità in maniera che le scelte virtuose siano più desiderabili agli occhi del singolo individuo.
Il che significa riconoscere, una volta per tutte, la nostra fallibilità come individui. Ma anche la nostra centralità proprio in quanto individui, in quanto costanti fautori di scelte, in tutti i ruoli che ricopriamo: padri, genitori, colleghi, amici, semplici sconosciuti.
Anche perché l’alternativa sarebbe essere dei meri selezionatori, imponendo il proprio credo o la propria volontà in maniera unilaterale. Col risultato di generare delle comunità conformiste e inconsapevoli. Come gli scienziati del celebre banana experiment del 1967, che misero cinque scimmie in una gabbia e delle banane in cima alla gabbia. Ogni volta che una scimmia si arrampicava per prendere una banana, gli scienziati gettavano acqua gelida addosso a tutte e cinque. Già la terza scimmia che tentava di prendere la banana veniva fermata e malmenata dalle altre, consapevoli del rinforzo negativo che ne sarebbe scaturito. Fin qui niente di strano.
Ma a quel punto gli scienziati iniziarono a sostituire una per volta le cinque scimmie “originali”, cioè che avevano sperimentato la punizione dell’acqua gelida, con altrettante scimmie “nuove”. Il risultato? Una piccola comunità di scimmie che blocca i suoi membri dal raggiungere la banana senza saperne il motivo e senza aver mai sperimentato gli effetti negativi dell’arrampicarsi verso il cibo. In breve, una comunità paurosa, conformista e ignara del rapporto causa effetto.
Scegliere la via dei Nuovi Eroi è invece un atto creativo, anticonformista. E vista la nudge theory di Thaler, anche una via possibile e realistica: “rinforzi positivi e suggerimenti o aiuti indiretti possono influenzare i motivi e gli incentivi che fanno parte del processo di decisione di gruppi e individui, almeno con la stessa efficacia di istruzioni dirette, legislazione o adempimento forzato.”
Una delle responsabilità più grandi del Nuovo Eroe è dunque utilizzare la propria posizione e l’autorità o la fiducia connessi al proprio ruolo per invogliare le persone a scegliere liberamente la via più benefica, per gli individui e per la collettività di cui fanno parte.
L’augurio è che il 2018 sia un anno di “spinte gentili”, di “architetture delle scelte” da Nuovi Eroi.