La smodata fame di skills digitali

“Gli esseri umani sono gli unici mammiferi ad aver colonizzato tutti gli ambienti più estremi della Terra, dalle catene montuose d’alta quota alle remote isole del Pacifico” spiega uno studio pubblicato su Cell. “Gli adattamenti fenotipici umani ad ambienti estremi sono stati oggetto di molte ricerche anche perché le popolazioni adattate localmente offrono l’opportunità di studiare le conseguenze genetiche e fisiologiche delle perturbazioni ambientali.”

 

La storia umana è una storia di adattamenti 

La ricerca sugli adattamenti nel popolo Bajau, spesso indicato come Sea Nomads, che ha vissuto un’esistenza interamente dipendente dal mare, viaggiando nei mari del sud-est asiatico su case galleggianti per oltre 1.000 anni, per esempio ci racconta che, avendo un’esistenza di cacciatori-raccoglitori marini estremamente dipendente dal cibo che raccolgono attraverso l’immersione in apnea, hanno dovuto sviluppare straordinarie abilità che oggi permette loro di immergersi a profondità di oltre 70 m con nient’altro che un set di pesi e un paio di occhiali di legno e di trascorrere il 60% del proprio tempo di lavoro quotidiano sott’acqua.

Il lavoro, nel senso largo di sistema da cui traiamo le energie per alimentare e sviluppare le nostre vite, è dunque un fattore contestuale che indirizza i processi di adattamento umano. C’è da chiedersi a cosa ci dovremo adattare dunque considerando che il mercato del lavoro oggi è il risultato delle modifiche avviate negli ultimi decenni dalla transizione digitale. Cambiamenti che non solo si verificano a livello globale ma coinvolgono e impattano anche sulla sostanza più profonda dell’agire sociale.

 

Il rapporto realizzato da OCSE e Randstad

Se vi fosse bisogno di una prova basterebbe per esempio guardare i dati emersi dal rapporto realizzato OCSE in collaborazione con Randstad: ebbene, dei 417 milioni di annunci di lavoro pubblicati online nell’ultimo decennio in 10 Paesi, il 12% riguarda occupazioni digitali. E questa percentuale, che è la più alta del panel, è rilevata proprio nel nostro Paese, oltre che in Spagna. Seguono Olanda, Singapore e UK con l’11%, Germania con il 10%, Belgio con il 9%, Usa e Francia con il 7%, Canada con il 6%.

È interessante notare, anche, che tra le diverse professioni, i più alti tassi di crescita in tutti i Paesi, compreso il nostro, riguardano il ruolo di sviluppatore di software, programmatori e ingegneri del software, data scientist e ingegneri. In Italia, il numero di annunci di lavoro online per professionisti di reti e database è aumentato di quasi 9 volte tra il 2014 e il 2021, raggiungendo più di 2000 nuove posizioni disponibili all’anno.

 

Le offerte di lavoro più diffuse in Italia

Le offerte più diffuse in Italia riguardano sviluppatori, programmatori e ingegneri del software (il 44%) oltre a data analyst/administrator (21%), Ict e Hr manager o marketing specialist (21%) e addetti al data entry e tecnici Ict (15%). C’è da aggiungere anche che se la transizione digitale sta influenzando enormemente il volume delle occupazioni digitali in ogni paese, a cominciare dall’Italia, sta influenzando ancora di più le competenze necessarie per ogni profilo.

Il rapporto rivela infatti come la domanda di competenze digitali abbia ormai superato quella di qualsiasi altra “skill”. La qual cosa richiede già e sempre più si orienterà sia alla trasformazione in tal senso dei sistemi formativi, sia al potenziamento di una cultura digitale diffusa, con più formazione continua: il fatto che i linguaggi di programmazione vengano ora introdotti sin dalle prime classi scolastiche rappresenta una svolta epocale.

 

Ma finiremo davvero come Mindy?

Un’ulteriore domanda da porci è quella alla quale recentemente ha provato a rispondere una ricerca commissionata dal Toll Free Forwarding, provider di telecomunicazioni internazionale: come sarà l’essere umano al termine del processo di adattamento all’uso degli strumenti tecnologici? Beh, la risposta è Mindy, il prototipo in 3D di una ragazza del 3000: gobba, con un collo quasi inesistente, gomito a 90°, mani ad artiglio, cervello più piccolo e seconda palpebra interna.