Palermo Capitale Italiana della Cultura è stata un’esperienza dai significati cruciali: riportare al centro la storia, rimettere il mediterraneo al centro del mondo. Un messaggio forte e chiaro di dialogo, di incontro tra le varie nature-culture umane con la necessità di coltivare valori in maniera concreta e per il bene comune.
Su questo meraviglioso terreno, il magazine della Mediolanum Corporate University Centodieci ha seminato nei mesi scorsi la sua proposta culturale, imbastita di incontri con personalità straordinarie di diverse provenienze culturali e professionali. Attraverso la trasversalità di contenuti prende forma il mosaico dal quale germogliano nuove idee e nuove visioni per il nostro futuro.
In questa sezione del blog, intendo condividere con i lettori del blog questi straordinari contributi, vissuti live da migliaia di persone nello splendido teatro Politeama palermitano e in altri luoghi storici della città: gioielli di umanità e di pensiero, riflessioni da portare con noi nei mesi e anni a venire.
Il carisma e l’autorevolezza di Michele Placido, il timbro inconfondibile della sua voce, i suoi modi pacati e l’eloquio profondo sono caratteristiche distintive e immediatamente riconoscibili di una figura iconica dello spettacolo e della cultura tout court. Per lui la grande sfida della contemporaneità risiede nella capacità di investire energie individuali e collettive sulla coesistenza piuttosto che su quelle divisioni, siano esse religiose, politiche o etniche, che attraversano le società contemporanee, lacerandole. Placido argomenta, tra le mura dello splendido Palazzo dei Normanni, che si tratta di una sfida anche di educazione: all’arte alla cultura in quanto testimonianze di grandezze passate, ma anche alla comprensione dell’altro e delle differenze intese come occasioni di incontro, e non come pretesti per lo scontro.
“C’è un cambiamento epocale in atto e non sappiamo ancora come andrà a finire. Resteranno le rovine, le opere d’arte, le residenze storiche, e in qualche modo la loro visione potrebbe mantenere viva e accesa la fiamma, la testimonianza di come l’uomo si può opporre, con la bellezza della cultura, al tragico disegno distruttore di quei piccoli uomini che scatenano guerre fanatiche in nome di visioni religiose o politiche distorte.”