Erano i primi giorni d’agosto del 2016, un anno fa. Mi trovavo con amici in mezzo al mare, all’inizio delle vacanze estive. Dopo un intero giorno trascorso ad affinare e ritoccare la bozza finale del libro, e una notte insonne trascorsa a rileggere tutto un’ultima volta, verso le 11:00 della mattina inviai all’editore il lavoro ultimato. Era il mio primo libro, il risultato di un percorso ben più ampio del semplice tempo di ideazione e scrittura di un singolo volume.
Quell’attimo in cui schiacciai il tasto ‘invio’ su quella tastiera che avevo quasi consumato a furia di scrivere e riscrivere le mie riflessioni, in realtà affondava le sue radici in un giorno di quasi vent’anni prima. Era infatti l’estate del 1999 quando decisi di mettere in discussione gran parte della mia visione della vita, delle cose, della gente, del mondo. Una fuga in avanti nel tempo ed eccolo! …un documento elettronico di 257 pagine in cui avevo riversato riflessioni, provocazioni, domande. Quella bozza, di lì a breve, sarebbe andata in stampa, destinata a restare per sempre, perfino aldilà della sua intrinseca qualità effettiva perché …scripta manent.
Poche settimane dopo, a Settembre del 2016, sarebbe così uscito “Il tempo dei nuovi Eroi”, spostando definitivamente quelle parole dal mio computer a migliaia di pagine di carta; trasformando un sogno e un’aspirazione in un fatto concretamente incidente che il mondo chiama libro. Un momento per me cruciale, che ha segnato un prima e un dopo nella mia vita, sia pubblica che privata.
Il dopo è stato, fin dai suoi primi giorni, una continua ed inarrestabile conferma che viviamo assolutamente nell’epoca delle relazioni, e che il segreto di una vita sensata risiede nella capacità che ciascuno di noi ha di sapersi sentire parte di un tutto, e di onorare questo ruolo ricorrendo alle doti che risiedono nell’intelligenza del proprio cuore.
Ho così iniziato a girare l’Italia – nel video trovate una delle presentazioni più recenti, a Treviso per un evento del progetto editoriale di Banca Mediolanum “Centodieci” – per onorare tutti gli inviti che ricevevo per andare a presentare il libro e parlare della necessità di una rivoluzione delle coscienze. È un invito impellente che il mondo ci sta facendo, ed è essenziale iniziare ad accoglierlo proprio in questo preciso momento storico che sta vivendo non solo il nostro Paese ma il mondo intero, in cui è divenuto necessario saper ben-orientare (orientare a il Bene) quel processo di cambiamento a cui tutto e tutti stiamo venendo esposti.
Condizione propedeutica affinché tutto questo abbia buon esito sarà la volontà, di ciascun singolo individuo, di voler recitare un ruolo attivo nel contribuire a questo cambiamento nel rispetto degli interessi di tutti, divenendone subito dopo il primo promotore e promulgatore. Questo cambiamento infatti andrà innanzitutto compreso nella sua interezza, poi trasformato e infine orientato. A quel punto andrà offerto in omaggio agli altri, condividendolo, trasformando la nostra stessa vita in un dono significativo per l’insieme: questo è il principio di base di quella che ho chiamato Economia 0.0.
Dopo alcuni incontri fatti anche all’estero negli ultimi ventiquattro mesi (per lo più in Europa, Nord America, Sud America e Giappone), in questo mio peregrinare italico sono stato a tutte le latitudini e longitudini del nostro Paese, passando per molti luoghi, incontrando migliaia di persone di qualsiasi età, provenienza geografica, estrazione sociale e orientamento politico o religioso. Siamo stati in Palazzi nobiliari, musei, biblioteche, auditorium, uffici o librerie; incontrando uomini nelle loro tante vesti ed età: associazioni di giovani e studenti universitari, di imprenditori affermati o alla prima avventura professionale, di appassionati promotori della cultura nel proprio territorio, sia esso una grande città o uno dei mille campanili di cui è imbastito il nostro Paese. Siamo così passati o passeremo entro la fine dell’anno da almeno una dozzina di Università (tra cui quella di Lecce, le tre maggiori di Milano, Pescara, Cosenza, Reggio Calabria, Catania, Roma, Vaticano), qualche Business School (fra cui Cattolica, Bocconi, London Business School), e una decina di istituti fra scuole medie inferiori e superiori; condividendo con gli studenti la gioia di una vita vissuta come un viaggio alla scoperta di sé e del nostro ruolo nel mondo.
Sono stati fatti incontri pubblici nei palazzi della politica così come nelle piazze delle città, sui lungomare o negli alberghi dei luoghi di villeggiatura.
Siamo andati nei luoghi dove ci si adopera per recuperare compagni di viaggio ad alto rischio di emarginazione come i centri di recupero per tossicodipendenti (San Patrignano) e le carceri (già stati a Verona, stiamo valutando progetti con il carcere giovanile di Milano, con quello di San Vittore e di Bollate).
Siamo stati e saremo al Salone del Libro di Torino, ad alcuni dei maggiori festival letterari (come quello di Viterbo o di Pordenone), a incontri organizzati da circoli culturali e librerie (a Roma, Bassano del Grappa, Busto Arsizio, Palermo, Mantova, Ancona, Torino per citarne solo alcune).
Queste idee sono state richieste e ospitate, per condividerle al proprio interno, da grandi aziende nazionali e internazionali (oltre una ventina, che non cito per riservatezza), così come sono state nelle agende di importantissimi eventi sia ispirazionali (“Heroes” a Maratea, i “TEDx” di Roma, Lugano e Bolzano o “Heroes Fest” di Bogotà in Colombia) che manageriali (ricordo con particolare piacere il “World Marketing Summit” a Tokyo e le edizioni del “World Business Forum” di Città del Messico, Madrid, Milano).
E poi c’è stato l’interesse della tv, della radio, della stampa; e le centinaia di messaggi ricevuti sui social network.
Incredibile anche la moltitudine di progetti (alcuni già partiti, altri per ora solo ideati) nati dalla simbiosi con centinaia di altri uomini in cammino che hanno voglia di incidere il mondo sia come individui che come professionisti: musicisti, poeti, danzatori, street artist, imprenditori, creativi di ogni genere, biologi, sindaci, scultori, medici, atleti, …
Il dono più grande ricevuto finora è stato soprattutto quello di aver potuto ascoltare le moltissime storie di vita di altri uomini. Ho così potuto vivere la nostra Italia dal suo interno, raccogliendo suggerimenti, ricevendo provocazioni e obiezioni a queste idee, ma soprattutto ho potuto avere l’ennesimo riscontro – caso mai fosse ancora necessario – che l’Italia ha un potere enorme ancora inespresso che rischia di restare compresso oltre ogni inimmaginabile misura di buon senso. Un potere che affonda le sue radici nelle qualità del nostro Popolo, quasi inavvicinabili per qualsiasi altro abitante del nostro Pianeta. Un potere che aspetta solo di essere ridestato dalla condivisione collettiva di un grande Ideale universalmente condiviso, purché esso venga poi incarnato nelle nostre vite in Valori assoluti a cui dare forma grazie alle nostre piccole azioni quotidiane.
Tutto questo è stato per me fonte di ispirazione ma soprattutto di una profonda consapevolezza ed emozione che mi hanno costretto, con amorevole violenza, a dovermi assumere la mia parte di responsabilità in un momento come questo in cui stanno venendo velocemente a mancare tutti i riferimenti forti della nostra quotidianità come quelli della politica, della religione e della cultura in genere. È proprio per questo il tempo in cui l’uomo può ritrovare in sé stesso le armi che l’hanno forgiato fin dagli albori: il coraggio, la concretezza, la gentilezza e la voglia di superare i propri limiti. Non a caso uno dei più grandi pregiudizi che mi trovo ad affrontare quando parlo di “Nuovi Eroi” è proprio la concezione che questi siano solo delle persone straordinarie, eccezionali, che nascono una volta ogni secolo su questa nostra Terra. Un po’ forse sarà anche vero, …lo so, ma non è del tutto così! Almeno non più, almeno non in questa nuova Era.
Il cambiamento e la suggestione che vorrei offrire alle migliaia di viandanti che sto incontrando lungo questo mio viaggio è quindi proprio lo sradicamento di questo pre-concetto: non aspettare più che siano gli altri a rivelarsi con il loro eroismo; sii tu stesso il fautore della tua straordinarietà e divieni Eroe di questo Nuovo Tempo. Diveniamo, ciascuno di noi, quell’Eroe che abita già, da tempo immemorabile, nelle profondità del nostro cuore. Non deleghiamo più ad altri la responsabilità sulle nostre vite e sul destino della nostra Collettività, bensì rimettiamo nelle nostre mani questa responsabilità.
Perché non possiamo più rilevarci dal dare il nostro contributo? Io la risposta l’ho trovata in uno dei miei tanti viaggi alla ricerca di una maggiore consapevolezza del mio ruolo nel mondo, in cui mi è capitato di ascoltare – detta dal mio mentore – una frase che mi ha letteralmente folgorato: “Per te c’è un piano molto più grande di quello che tu hai fatto per te stesso“. Cavolo! – …mi dissi – questa è una verità assoluta, universale, che vale per ognuno di noi, da qualsiasi punto noi si sia partiti, qualsiasi siano le nostre origini e il nostro background, qualsiasi sia l’ambiente sociale e culturale che ci ha cresciuti ed educati. Tutti possiamo divenire Nuovi Eroi perché quello che conta è la determinazione a fare propri i valori della condivisione e del cambiamento.
Valori che possono accomunare persone, biografie, caratteri molto diversi tra loro. In questo sta l’universalità dell’idea dei Nuovi Eroi. Ne è una comprova il progetto “New Heroes” che ho ideato, e recentemente presentato, per conto della redazione di RedBull.com (il colosso mondiale degli energy drinks), in cui cerchiamo in giro per l’Italia i protagonisti – giovani startupper italiani – delle storie di una nascente imprenditoria nostrana non solo innovativa ma che incida sul Pianeta e sulla collettività in un’ottica 0.0. Li selezioniamo appositamente per raccontarne al mondo le storie.Nuovi Eroi sono infatti coloro i quali comprendono a fondo che ognuno di noi, proprio perché ricopre più ruoli contemporaneamente nella propria vita – genitore, amico, figlio, professionista, cittadino, … – può influenzare gli altri a seconda di come decide di interpretare questi ruoli nel mondo. L’auspicio finale è che ciascuno sia teso al bene comune del sistema in cui tutti viviamo e non solo al proprio tornaconto personale, divenendo così complice di un ingranaggio di una macchina sempre uguale a se stessa e che, in fin dei conti, racconta del fallimento di un’economia e di una società che trattano l’uomo come un mezzo anziché come il fine ultimo.
Nuovi Eroi sono i visionari fautori di percorsi straordinari, tanto quanto quelle persone “comuni” che non vivono gli aspetti ordinari della propria vita come una scusa per essere parte del problema, ma che si mettono in gioco per rivoluzionare i propri schemi di comportamento, così da divenire parte integrante della soluzione di quel problema.
L’occasione che il destino ci ha offerto è grandissima: il mondo sta per compiere l’ennesimo salto epocale. Qualcuno vorrebbe illuderci che si tratti di un salto di natura tecnologica, altri che lo sia sociale o politico o religioso o culturale in genere. Ci perdiamo così in confronti su tematiche certamente attuali ma assolutamente periferiche rispetto alla domanda che il momento storico ci pone; ritrovandoci in consessi istituzionali per parlare del futuro dell’industria, della politica, della religione, dell’educazione, del lavoro, delle politiche sociali, dell’immigrazione, dei mercati finanziari, delle nuove generazioni, e facendolo usando codici di comunicazione come ad esempio la declinazione “4.0”, senza aver però mai riflettuto prima sulle dimensioni 1.0, 2.0 o 3.0 di questi ambiti della nostra vita. E farlo in questo modo ci illude di star parlando del nostro futuro, e magari di farlo anche in maniera cool and sexy, come direbbero uomini di marketing e comunicazione come me. Ci dimentichiamo così dell’unica vera condizione su cui dovremmo tutti riflettere e confrontarci: quella 0.0.
Parlando di Economia con questa accezione (Economia 0.0) non ho però mai avuto la presunzione di teorizzare l’ennesimo principio economico; si tratta piuttosto di una suggestione, un invito, una provocazione gentile a fare insieme delle riflessioni. Viviamo in un mondo, infatti, nel quale oramai si fa a gara a mettere un 3.0 o un 4.0 a qualsiasi cosa. Ad esempio, si è parlato proprio così, di Industria 4.0, all’ultimo bellissimo convegno organizzato da Confassociazioni e tenutosi a Roma, dove ho avuto l’onore di partecipare come relatore. In questa cornice istituzionale con una forte matrice politica seppur trasversale, ci si è illusi di parlare dell’industria del futuro, in cui molti sono intenti ad andare velocissimi, ma pochi sono attenti a domandarsi dove si stia andando. Io, da studioso dell’innovazione, da cultore dell’esponenzialità e della singolarità della tecnologia, credo che oggi sia soprattutto importante mantenere un focus sull’orientamento che daremo a questa velocità.
Da qui la mia provocazione di un’Economia (0.0) che non sia un rallentamento o un andare indietro, bensì un andare dentro, un ritorno velocissimo al centro, alla dimensione valoriale e universalmente ideale; un invito a rimettere l’uomo al centro di tutti i progetti economici, scientifici, artistici, in quanto scopo ultimo di tutte le discipline in cui ci misuriamo quotidianamente. E rimettere queste ultime – per prima l’economia stessa – nel proprio ruolo naturale di mezzo al servizio dell’Insieme e delle singole parti che lo costituiscono: esseri umani, collettività, pianeta.
In questi 12 mesi in giro per l’Italia, di Nuovi Eroi ne ho incontrati ovunque e molti altri, ne sono certo, li incontrerò anche dopo il finire di questo primo anno in cui ho capito, ancor più profondamente, il senso di una frase che avevo già scritto nel mio libro: “Non c’è vita che non meriti di essere raccontata; non c’è racconto che non meriti un Eroe; non c’è Eroe che non sia guidato da un grande scopo, ispirato da un grande ideale e da grandi valori che vengono incarnati quotidianamente in grandi-piccole azioni coraggiose”. Sono sicuro che questo pensiero, che vale per qualunque Popolo e qualunque Uomo sulla Terra, valga ancora di più per il nostro Popolo e il nostro Paese che è sempre stato culla di una storia e di una tradizione fatta di grandi donne e uomini che hanno dimostrato al mondo intero, nei secoli, l’unicità della nostra prontezza e della nostra acutezza nel recitare un ruolo attivo in occasione dei vari grandi cambiamenti sociali e culturali che hanno scandito la storia secolare dell’intero continente europeo. Così, dunque, …come una stella ha bisogno del buio per poter splendere, oggi l’Italia ha bisogno di ciascuno di noi per tornare ad essere sé stessa.