Mentre la nostra attenzione è concentrata sulla guerra in Ucraina, in molte parti del mondo le disuguaglianze aumentano.
Nei giorni scorsi, la Banca dei regolamenti internazionali, cioè l’istituzione regolatoria di supporto per le banche centrali mondiali e per il Financial Stability board, ha pubblicato un rapporto intitolato "Cigno verde. Cambiamenti climatici e stabilità del sistema finanziario: quale ruolo per banche centrali, regolatori e supervisori" con il quale avverte che i cambiamenti climatici potrebbero scatenare "eventi potenzialmente estremamente distruttivi dal punto di vista finanziario" capaci di innescare la prossima crisi finanziaria globale.
Anche Villeroy de Galhau, governatore della Banca centrale francese, si è espresso al riguardo affermando che i cambiamenti climatici rappresentano una sfida senza precedenti per le società umane e che la comunità di banche centrali e autorità di vigilanza non può considerarsi immune dai rischi.
Insomma, l’argomento è entrato di prepotenza nel dibattito tra i protagonisti della grande finanza, tanto da dedicargli un simbolo inedito: il cigno verde.
Rispetto ai "Cigni neri" teorizzati dal filosofo, saggista e matematico libanese Nassim Nicholas Taleb, quelli verdi hanno la peculiarità di essere molto più pericolosi in quanto si sostengono su tre basi: la ragionevole certezza che alcune combinazioni di rischi naturali e connessi alla transizione energetica si materializzeranno e questo comporterà la necessità di un’azione per contrastarli nonostante l’incertezza su quando si verificheranno. Senza contare che, le catastrofi naturali, sono più serie della più pericolosa delle crisi sistemiche, perché possono porre una seria minaccia per l’umanità e la complessità di una crisi generata dai cambiamenti climatici è molto più elevata.
Per fare un esempio di cronaca facile e molto attuale, risulta che a oggi gli assicuratori australiani abbiano stimato circa 650 milioni di dollari americani di perdite derivanti dalle oltre 10.000 richieste di risarcimento ricevuta a seguito dei recenti incendi boschivi. Sono stime che vengono aggiornate costantemente dunque destinate a salire.
Sulla base di questo, e non solo di questo, mi viene da dire che poco importa se il prossimo cigno sarà verde o nero, visto che si tratta di un rischio assoluto che non prevede remissione di peccato per l’intera umanità, già ampiamente annunciato e sempre poco ascoltato.
Quello che importa è, saremo in grado di uscire dalla mistica del denaro e generare per tempo un cigno antagonista, sorprendente perché positivo per il Tutto, un cigno rosa per esempio?
Quello che importa è, saremo in grado di cogliere l’occasione che la storia ci offre in questo momento e incanalare quella potentissima energia che il denaro rappresenta per farlo diventare una moneta di scambio non solo per acquistare un prodotto o fruire di un servizio, per accumulare, quanto per elevare il nostro status grazie all’utilizzo che ne possiamo fare per il benessere nostro e delle altre persone. Il denaro è a tutti gli effetti in potenza e per poter gestire una grande potenza è necessaria una grande coscienza, una coscienza adeguata agli scopi più alti della nostra vita.