Domenica scorsa ero a Ischia con Michele Placido e alcuni collaboratori del progetto Centodieci, per la proiezione di “Stupor Mundi“, il docufilm da noi prodotto e, appunto, in concorso all’edizione 2019 dell’Ischia Film Festival. Abbiamo girato questo docufilm l’anno scorso a completamento di un anno di attività, eventi e incontri culturali che Centodieci ha donato alla città di Palermo nell’anno in cui è stata capitale italiana della cultura. E racconta la città contemporanea attraverso la magnifica eredità lasciata da Federico II di Svevia, detto appunto lo Stupor Mundi, la meraviglia del mondo.
Perché lo abbiamo fatto? Perché crediamo fermamente che nessuno possa formare il futuro incidendo sul cambiamento necessario al processo evolutivo individuale e delle società, senza l’ausilio dell’educazione. E in quest’ottica la figura di Federico II è ancora tra le più affascinanti del Medioevo e oserei dire tra le più illuminate anche del nostro tempo. Per la sua visione lungimirante e per il suo progetto politico è stato celebrato e odiato contemporaneamente. Allevato dal Papa e tuttavia destinatario di due scomuniche. Ritenuto da molti lo Stupor Mundi e da altri l’Anticristo.
Fu l’ultimo imperatore a cercare di costituire un impero universale che unisse tutti i domini dell’Europa occidentale. Era uomo dalla personalità forte e poliedrica, viveva nel culto delle arti e della poesia, della sapienza, egli stesso era capace di parlare latino, greco, arabo, francese, tedesco e siciliano, per questo si fece promotore di molteplici progetti culturali come l’università di Napoli, che fondò nel 1224 e in cui venivano insegnate prevalentemente materie giuridiche atte a formare una classe dirigente capace di amministrare bene il suo Regno, in alternativa alla nobiltà locale. Come la scuola di Medicina che fondò a Salerno nel 1231 dove per la prima volta in Europa fu istituita la cattedra di anatomia. Fu amante delle lettere a tal punto da essere sia scrittore sia padre della prima scuola letteraria comparsa in Italia nel Medioevo: la scuola poetica siciliana. Per tutto questo attirò attorno a sé e nel suo regno sapienti provenienti dal mondo cristiano ma anche arabo e ebraico, rendendo Palermo un luogo di incontri di civiltà differenti. Come è oggi.
Perché vi racconto tutto questo? Per segnalarvi la similitudine con una tendenza attualmente in atto a livello globale che è molto significativa: oggi i CEO delle maggiori aziende al mondo, dal lusso al tech, dal food alla finanza, ma anche nei governi, stanno integrando nell’organigramma apicale, la figura del filosofo, dell’umanista al quale sono richiesti lo stimolo a indagare il presente e la capacità di supportare colui o coloro che governano il sistema nel far fiorire ragionamenti innovativi per lo sviluppo futuro. Una tendenza molto utile anche nelle nostre vite. In fondo ciascuno di noi governa un sistema, che si tratti di aziende, stati, o semplicemente famiglie, non fa differenza. È il principio quello che conta. E il principio è orientare al Bene tutti coloro che fanno parte della nostra sfera di influenza.