“Tutti prendono i limiti della loro visione per i limiti del mondo” diceva Schopenhauer, e noi oggi stiamo commettendo questo gravissimo errore: ridurre il mondo ai limiti della nostra visione, delle nostre idee, delle nostre convinzioni, includendo solo cosa vi corrisponde ed escludendo cosa non lo fa, fino a lasciarlo violentemente fuori dal nostro mondo. A qualunque prezzo, a qualunque costo, a qualunque condizione. Così facendo ci arrocchiamo dietro dei muri, difendendoci da chi si espande verso il nord del mondo, ricco e opulento, alla ricerca di una nuova vita, da chi sfugge alle guerre e alle carestie e punta verso l’occidente. Così facendo affermiamo un modello di mondo al contrario che non resisterà alla pressioni perché ha la sua debolezza proprio in ciò che vuole difendere a tutti i costi. E come se non bastasse tutto questo, all’interno delle stesse città abitate da concittadini uguali in tutto eccetto che nel reddito, difendiamo la nostra ricchezza alzando muri che separano quartieri poveri e ricchi. Siamo ciechi. Sciocchi. Anche un po’ ignoranti.Ignoriamo infatti un dato ancor più ovvio della semplice statistica: se è vero che, stante ai dati presentati da Oxfam all’ultima edizione del World Economic Forum di Davos a gennaio di quest’anno, otto miliardari possiedono una ricchezza pari alla metà più povera del resto del pianeta, non capiamo il dato essenziale: chi gestisce la piramide è la base (3,5 miliardi di individui) e non il vertice (gli 8 miliardari), perché è la base che ne regge tutto il peso. Se la base è d’argilla la piramide prima o poi crollerà, e il vertice, cadendo dall’alto, sarà quello a farsi più male.
La riflessione dovrebbe quindi focalizzarsi su come sia utile, nell’interesse del pianeta, e quindi del genere umano, definire delle regole di distribuzione della ricchezza anche a questa base. Perché Noi siamo tutti Uno. Io non sono migliore di te, io al massimo posso essere solo più progredito di te. E per questo, poiché da te dipendo, qualora fossi veramente più progredito, devo occuparmi anche del tuo progresso; il che non è (solo) costruire pozzi in Africa dove manca l’acqua – perché quello è mantenimento di una condizione di inferiorità dell’altro –, è piuttosto insegnarti a scavare un pozzo che ti renderà indipendente da me.L’antidoto alla povertà non è solo distribuire la ricchezza, è anche facilitare l‘acquisizione di consapevolezza da parte di chi è più povero che può migliorare le sue condizioni di vita grazie anche a se stesso, a una sua nuova visione della vita, a una nuova passione per la vita stessa e a un rinnovato amore per essa, oltre che più denaro per una maggiore dignità nelle nostre esistenze.
“È solo dando che si riceve. E solo morendo che si rinasce a vita nuova” diceva San Francesco. Se vuoi essere un vero Eroe, dunque, pensa agli altri e chiediti “cosa potrei fare per renderli felici?”, ti scoprirai inaspettatamente più felice, e soprattutto più utile. Nelson Mandela, uno che ha vissuto più in prigione che da uomo libero, è stato testimone della Libertà delle idee nobili, la più abbondante delle ricchezze. Egli non si è schierato sulla dominazione dei bianchi sui neri o viceversa, e nemmeno ha dichiarato che tutti i colori fossero uguali; con la sua vita Mandela ha affermato che non esistono i colori! Che è un principio molto più evoluto dell’uguaglianza delle razze; è la consapevolezza che c’è spazio per tutti in questo luogo abitato dal genere umano.
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