Ha cinque lauree, ma il suo non è un mero exploit da Guinness dei primati. Si tratta invece dell’applicazione di un metodo – e di un’intelligenza – decisamente fuori dal comune. Infatti Giulio Deangeli non è, come si potrebbe dedurre dal suo curriculum esagerato, un attempato quanto benestante signore che ha dedicato l’intera vita allo studio, bensì il 26enne padovano che ha fatto sue, appunto, cinque lauree in soli sei anni ed è ormai noto come lo studente dei record, oltre che come autore del successo editoriale “Il mio metodo geniale”.
Più nel dettaglio, si è laureato con il massimo dei voti in Medicina, Biotecnologie, Ingegneria, Biotecnologia molecolare all’Università di Pisa e ha conseguito il Diploma in Scienze mediche alla Scuola Sant’Anna. Parallelamente si è aggiudicato una borsa di studio a Cambridge nel 2016 e poi ad Harvard nel 2018, senza farsi mancare alcune pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali. E nel frattempo ha anche coltivato passioni piuttosto impegnative, come la musica e il volontariato.
L’importanza della trasversalità dei saperi
Non sorprende allora che si tratti non di un fenomeno di costume, bensì di un professionista serissimo e di alto livello. A Cambridge lavora nel laboratorio della prof.ssa Maria Grazia Spillantini, la scienziata erede del premio Nobel Rita Levi Montalcini, nota aver identificato il ruolo dell’alfa-sinucleina nei malati di Parkinson. Lì Giulio segue vari progetti, tra cui proprio uno sull’alfa-sinucleina, e racconta che sta conseguendo vari risultati di cui, in assenza di pubblicazioni ufficiali, non può tuttavia anticipare nulla.
Le sue razzie accademiche rappresentano la concretizzazione di un approccio nuovo e originale al tema della trasversalità dei saperi, un topic assolutamente centrale per tutto ciò che riguarda la ricerca e l’innovazione. In una recente intervista ha parlato di quella condizione che definisce “beautiful mindset”, ossia la capacità di sapersi trasfigurare nelle varie forme mentis e pensare come un biologo, un medico, un ingegnere. Secondo Giulio la Laurea è soltanto uno dei mezzi per acquisirlo. Ciò che conta davvero è frequentare comunità che pensano diversamente da noi, così da poter imparare a creare connessioni tra molteplici punti di vista.
Un suggerimento per studiare meglio: “l’effetto spaziatura”
Nei giorni in cui 539mila giovani italiani stanno affrontando la prova di maturità può essere utile sapere che il segreto per uno studio profittevole, secondo questo giovane dalle performance esemplari, risiede nell’effetto spaziatura, cioè la distribuzione dello studio su un intervallo di tempo più lungo. “L’intervallo di tempo tra un ripasso e l’altro – afferma Giulio – dovrebbe essere tra il 10 e il 20% del tempo su cui vogliamo tenere la memoria. Mi spiego meglio: se voglio ricordare una cosa per un anno dovrò rivederla almeno una volta al mese. Questo forse è un po’ difficile da capire in un sistema scolastico e universitario in cui, per ovvie ragioni, si tende a chiudere un capitolo e andare avanti. Poi, ovviamente, di base devono esserci serie motivazioni che nel mio caso sono intellettuali, ad ogni pagina che studiamo assorbiamo la conoscenza di chi ci ha preceduto, ma anche umanitarie visto che le malattie neurodegenerative colpiscono una persona su quattro e non abbiamo ancora strumenti che ne rallentino la progressione”.
Tuttavia, per quanto si ritenga ancora oggi il bambino di sempre innamorato dei Lego e del fare, Giulio non ha una storia scolastica né comune né normale. La sua è una storia eccezionale nel senso più puntuale del termine. Basti pensare che nel nostro Paese la crescita della popolazione laureata è più lenta rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea e decisamente più bassa rispetto alla Francia, la Spagna e la Germania. E anche in termini assoluti il livello di istruzione in Italia paga dazio: da noi la quota di popolazione di età compresa tra i 25 e i 64 anni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore è pari a 62,9%. Un valore decisamente inferiore a quello medio europeo, che si attesta al 79,0%. Per questo, se non addirittura di un metodo “geniale” come quello di Deangeli, avremmo quantomeno bisogno di metodi efficaci per rilanciare in Italia l’importanza dell’educazione nella costruzione del futuro del nostro Paese.